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domenica 27 maggio 2012

l'Islam in Occidente anticipando il Rinascimento: Andalusia


Frammento ceramico dalla preziosa città di Bukhara, in Uzbekistan http://it.wikipedia.org/wiki/Bukhara

La rapida espansione islamica porta gli arabi a controllare un territorio vastissimo nel quale già operavano culture ben codificate, come quella bizantina e quella sasanide (dinastia persiana che regnò dal 226 al 651 d.C., cioè fino alla conquista della Persia da parte degli arabi). Nasce così un’arte che non può prescindere da queste esperienze, ma che dallo scambio non tarderà ad elaborare un linguaggio originale.
Occorre però partire dal presupposto che l’artista islamico è un uomo di fede, il cui rapporto con il divino lo induce a non peccare di superbia: rifugge pertanto da una rappresentazione finita e perfetta della natura (solo Dio può creare) e ne propone una interpretazione frammentaria, decorativa, che evita le figure antropomorfe e zoomorfe, per rifugiarsi nell’ornamentazione calligrafica e geometrica e in quella floreale astratta (arabeschi), dando vita alle più fantasiose variazioni sul tema.
Un altro campo di ricerca è costituito dalla calligrafia vera e propria, in quanto la scrittura (quella del Corano) ha una importanza tanto grande, che l’elaborazione dello stile scrittorio avrà un enorme sviluppo, dall’iscrizione corsiva a quella dei primi raffinatissimi corani, tanto da poter dire che la vera iconografia dei mussulmani è la calligrafia.
Le città che videro le prime prove artistiche islamiche sono Damasco e Gerusalemme, dove sopravvivono monumenti come La cupola della Roccia e la moschea di al-Aqsa Gerusalemme) e la grande moschea degli Omayyadi (Damasco).
Con l’avvento della dinastia abbaside il centro dell’impero si sposta in Mesopotamia. Nulla resta della prima fondazione di Baghdad, ma una serie di monumenti dimostra lo splendore ormai raggiunto dall’arte musulmana.
La grande moschea di Samarra (847) presenta la tipologia comune ormai codificata delle costruzioni religiose dell’epoca: grande corte centrale scoperta e circondata da un portico sul quale si affaccia la sala di preghiera, copertura ipostila e suddivisa in navate parallele al muro in direzione della Mecca (qibli). Ad essa è annesso un minareto, che riprende la tipologia delle ziqqurat, a base circolare, con scalinata esterna a spirale.
Grande importanza riveste anche la miniatura , i cui centri principali sono Baghdad, Mossul, Bassora, Kufa produssero opere di eccezionale raffinatezza, sia di carattere religioso che profano.

Per Islam Occidentale possiamo definire in generale il regno di Al Andalus, che durò per quasi tre secoli e mezzo nella maggior parte dei territori della penisola iberica, e ben nove nella parte meridionale dell'Andalusia, con capitale Granada (utlimo sultanato nasride). I musulmani cominciarono a effettuare incursioni e razzie sul territorio spagnolo visigoto tra la fine del VII e l'inizio dell'VIII secolo d.C., partendo dalle loro basi nel Nordafrica, da poco occupata e convertita all'Islam.

Nel 698, il califfo omayyadeʿAbd al-Malik ibn Marwān, nominò governatore del Nordafrica, detto Ifriqiya dagli Arabi, il generale yemenitaMusa ibn Nusayr, che portò a termine la conquista dei territori berberi e migliorò la flotta per la futura conquista delle isole Baleari a danno dei Bizantini.
L'Alhambra del sultanato di Granada è un particolare esempio di architettura orientale aristocratica, temporalmente e geograficamente vicina al Rinascimento italiano; pur non essendo il piú antico palazzo reale islamico di occidente (viene considerato oggi quello di Pedro I di Siviglia, seppur con grandi influenze gotiche toledane, essendo stato voluto da un re cristiano), include tutti quegli elementi che accomunano l'Europa al Magreb, o al Cairo Fatimi e al Islam Abasside di Bagdad (nei Patii con vasche rettangolari e patii a crocera).
Alhambra, patio de los Leones, XIV sec.
Alhambra, torre de Comares, XIVsec.
L'architettura dell' Alhambra racchiude in "classicismo" orientale, e il concetto di architettura dell'otium e legata al paesaggio, conosciuta in occidente attraverso le reggie degli imperatori romani. In questo senso possiamo parlare di rinascimento andaluso, con un senso di "nobiltà", lusso e ricreazione del paradiso in terra  attraverso i suoi sontuosi giardini con giochi d'acqua, oggi in gran parte perduti. Chissà non sia un caso che nelle ville dei nobili romani come ad esempio villa d'Este a Tivoli "l'architettura dell'acqua" giochi un ruolo fondamentale.Il concetto sufi, diffusosi in Italia con il neoplatonismo, di casa o dimora imperiale come paradiso in terra, spazio dove vive il monarca, uomo di nobiltà e purezza, signore colto ed illuminato, venne assorbito dall'Occidente attraverso l'Islam.
Dante scrisse a Firenze sulla Monarchia, esattamente como Ibn Khuldun fece in Andalusia quando conobbe il sultano di Granada Mohammed V. Gli storici e filosofi della cultura andalusa non erano sconosciuti in toscana, ad esempio il sufi ibn al Arabi, della città di Murcia,  ispirò con tutta probabilità il dolce stil novo dantesco e di Petrarca e la stessa Divina Commedia nel Paradiso.
http://www.tradizioneiniziatica.org/ibn_al-'arabi_vita_e_opere.htm
http://it.wikipedia.org/wiki/Ibn_Arabi

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